Premessa
La fattura elettronica, emessa nei confronti di un “privato”, ovvero di un soggetto non titolare di partita IVA, o comunque inerente una spesa relativa alla sua sfera personale e non quella aziendale/professionale, deve essere emessa – esattamente come la “vecchia” fattura cartacea – con indicazione del solo codice fiscale del cliente.
Per quanto riguarda gli aspetti legati al Sistema di Interscambio, il codice destinatario dovrà essere compilato come “0000000”, necessariamente dovrà essere consegnata copia analogica della fattura, a meno che il “privato” non vi rinunci.
Resta comunque aperta la possibilità da parte del privato di dotarsi di una PEC (o, per assurdo, anche di aderire ad un canale informatico), comunicando quindi lo specifico recapito al proprio fornitore.
Sin qui, tutto sommato, non sussistono problemi, problemi che tuttavia sorgono considerando la fattispecie del titolare di partita IVA sotto forma di ditta individuale. In questo caso, infatti, il codice fiscale indicato nella fattura emessa verso il “privato” appartiene ad un soggetto identificato anche nel SDI.
Tale fattura transiterà pertanto dal Sistema di Interscambio con tutte le problematiche che ne deriverebbero?
La corretta compilazione dell’anagrafica
Un primo passaggio fondamentale che occorrerà porre in essere sarà quello di compilare correttamente l’anagrafica all’atto dell’emissione di una fattura verso un soggetto “privato” o che comunque, in quella circostanza, sta operando al di fuori della propria sfera aziendale/professionale.
Ipotizziamo il caso del consulente fiscale Rossi, che vanta tra i suoi clienti la ditta individuale Bianchi, alla quale, periodicamente, fattura le proprie prestazioni relative alla tenuta della contabilità, consulenza fiscale inerente la “partita IVA”, ecc. In questo caso, la fattura emessa dovrà riportare sia il codice fiscale che la partita IVA della ditta Bianchi, e senza dubbio transiterà, sia in fase di emissione che di ricezione, dal Sistema di Interscambio.
Ipotizziamo, ora, che il sig. Bianchi si rivolga al medesimo consulente fiscale per la redazione della denuncia di successione di un proprio congiunto, del quale è erede. È evidente che in tal caso la prestazione svolta dal professionista inerisce la sfera personale del Sig. Bianchi, e non quella aziendale. In tal caso il consulente dovrà emettere la fattura verso Bianchi con indicazione del solo codice fiscale, e “0000000” quale identificativo del codice destinatario.
La domanda basilare, tuttavia, è: basterà questo ad evitare che la fattura “personale” venga intercettata dal sistema di interscambio, per via del codice fiscale presente nel Sistema, e recapitata al Sig. Bianchi insieme alle altre fatture relative alla sfera aziendale?
Le possibili prospettive
A parere di chi scrive, posto che un’indicazione precisa sul punto non è ancora stata fornita, tecnicamente il Sistema di Interscambio dovrebbe essere in grado di distinguere le fatture ricevute in qualità di soggetto business rispetto a quelle ricevute in qualità di soggetti consumer, avendo come discriminante la presenza o meno della partita IVA.
Vi è da dire che a livello di Piattaforma Fatture e Corrispettivi qualcosa pare si sia mosso: infatti, sino a poco tempo fa, entrando nella piattaforma, area Consultazione Dati Rilevanti ai Fini IVA, in presenza di una ditta individuale era presente un elenco di scelta, che esponeva separatamente la partita IVA del soggetto, piuttosto che il codice fiscale.
Una distinzione che lasciava adito alle migliori speranze, ma che deludeva nella fase di test, poiché selezionando il codice fiscale venivano visualizzate anche tutte le fatture pervenute sulla posizione IVA, mentre una controprova con scelta del solo codice fiscale non si è potuta ancora attuare.
Ora, questo elenco di scelta non è più presente. È dunque possibile interrogare solo la partita IVA, il che lascia ben sperare che le fatture intestate al solo codice fiscale non andranno a confluire in Piattaforma, così come è corretto che sia, magari confluendo nell’area riservata di FisconLine, a latere dell’area atta ad accogliere le dichiarazioni precompilate, così come è stato annunciato che dovrebbe accadere per le spese mediche (salvo poi che i medici vengano esentati per i ben noti problemi di privacy sollevati dal Garante).
Conclusioni
Fermo restando, dunque, che non è ancora del tutto chiaro cosa avverrà in presenza di questa posizione duplice di soggetti consumere business, a seconda delle operazioni poste in essere, è di tutta evidenza che la questione, laddove non dovesse trovare soluzione nella perfetta distinzione operata in base alla presenza o meno della partita IVA, si tradurrebbe in un caos di difficile gestione, ed anche in nuovi ed importanti problemi di privacy.
Immaginiamo, infatti, quanta difficoltà si incontrerebbe nell’importazione dei dati nei gestionali, laddove ci si trovasse, ad esempio, le bollette di casa dell’imprenditore mischiate a quelle inerenti l’attività. Ogni singolo documento dovrebbe essere studiato in maniera oltremodo attenta, e si andrebbe anche a “consumare” possibili importazioni, che molte software house conteggiano ed addebitano in base ai documenti gestiti, a causa dell’importazione di XML che nulla hanno a che fare con la contabilità.
Inoltre, si potrebbe aprire l’ennesimo, gravissimo, buco sul fronte della privacy. Immaginiamo, infatti, la posizione del contribuente che effettua spese di carattere personale, documentate dalla fattura, che non gradisce vengano a conoscenza di terzi, quali potrebbero essere il rivolgersi ad un avvocato divorzista. Perché mai il consulente fiscale, che si deve occupare della sola contabilità dell’azienda del contribuente stesso, dovrebbe poter vedere anche quella fattura, che nulla ha a che fare con la posizione IVA?
Si auspica che la questione trovi al più presto conferme ufficiali, per quanto la già intervenuta modifica alla piattaforma Fatture e Corrispettivi lasci sperare per il meglio. Nel contempo si raccomanda di prestare la massima attenzione, soprattutto nelle prime fasi di avvio del processo, perché potrebbe anche accadere che il fornitore – sbagliando – intesti comunque la fattura alla partita IVA a fronte di una spesa personale, a causa di una non corretta gestione delle anagrafiche. In questo caso, l’intervento in sede di registrazione a livello di indetraibilità dell’IVA e indeducibilità del costo dovrà essere necessariamente gestito in fase di contabilizzazione.
( fonte : mysolution.it )
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